Il Giudice per le Indagini Preliminari ha confermato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura per il carabiniere che, il 14 luglio 2023, è stato costretto a utilizzare l’arma di ordinanza durante un intervento ad alto rischio in via Castelfidardo a Padova. La decisione sottolinea come l’operato del militare, inizialmente indagato per eccesso colposo di legittima difesa, abbia rispettato pienamente i protocolli operativi e le procedure d’intervento previste in situazioni di emergenza. La Segreteria Regionale Veneto del Nuovo sindacato Carabinieri, all’epoca dei fatti, si era espressa, confidando nell’operato dell’Autorità Giudiziaria, con il pieno sostegno al collega operante e con vicinanza al collega ferito gravemente.
La pattuglia, in quell’occasione, era intervenuta a seguito di una segnalazione al 112 che richiedeva un intervento immediato per la violazione di un divieto di avvicinamento da parte del signor Collaku, cittadino albanese di 55 anni, già monitorato dalle forze dell’ordine. I militari, applicando le procedure standard di intervento in casi di violenza domestica, avevano gestito la situazione con la massima cautela fino a quando Collaku, alla guida di un furgoncino, aveva deliberatamente investito uno dei due carabinieri. L’uomo era poi sceso dal mezzo brandendo un coltello, con l’evidente intento di aggredire ulteriormente il militare già ferito. In quella frazione di secondo, il secondo carabiniere aveva dovuto prendere una decisione cruciale: seguendo l’addestramento ricevuto e valutando correttamente il livello di minaccia, aveva fatto uso della propria arma di ordinanza per neutralizzare il pericolo imminente. Nonostante i soccorsi immediati attivati dagli stessi militari, Collaku era successivamente deceduto presso l’ospedale civile di Padova.
Le indagini della Procura della Repubblica hanno evidenziato come l’intervento sia stato condotto secondo i più elevati standard professionali. L’analisi delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze raccolte hanno confermato la precisione e la rapidità di valutazione dei militari in una situazione di estremo pericolo. Il GIP, nella sua decisione di archiviazione, ha particolarmente apprezzato la capacità del carabiniere di gestire una minaccia grave mantenendo il controllo della situazione e limitando al minimo indispensabile l’uso della forza.
Il carabiniere ferito ha dimostrato eccezionale spirito di servizio: nonostante il rischio iniziale di amputazione della gamba, grazie alla sua determinazione e al percorso riabilitativo presso il Centro Specializzato delle Forze Armate, è tornato pienamente operativo al servizio.
Come organizzazione sindacale, sottolineiamo come questo episodio evidenzi l’altissimo livello di preparazione dei nostri militari. L’intervento di Padova dimostra come l’addestramento continuo, l’esperienza sul campo e la capacità di gestire situazioni ad alto rischio siano elementi fondamentali del servizio quotidiano dell’Arma dei Carabinieri. La professionalità dimostrata in questa circostanza riflette gli elevati standard formativi e operativi che caratterizzano le nostre forze dell’ordine.
Questa vicenda, pur nella sua drammaticità, ricorda a tutti noi il valore inestimabile del servizio che i Carabinieri prestano ogni giorno alla nostra comunità. Dietro ogni divisa c’è un uomo o una donna pronti a mettere a rischio la propria vita per proteggere quella degli altri. Come organizzazione sindacale, continueremo a impegnarci affinché questi servitori dello Stato possano svolgere il proprio dovere con la massima serenità e con tutte le tutele necessarie. Perché la sicurezza dei cittadini passa attraverso la protezione di chi, con coraggio e dedizione, ha scelto di difenderla.
La Segreteria Regionale Veneto del Nuovo Sindacato Carabinieri