I segretari nazionali del Nuovo Sindacato Carabinieri Toni Megna e Igor Tullio incontrano a Palermo Don Ugo Di Marzo, sacerdote dello Sperone. L’appello: “Riconoscere il ruolo delle parrocchie nei territori”

Marianna La Barbera
14 Marzo 2024

I segretari nazionali del Nuovo Sindacato Carabinieri Toni Megna e Igor Tullio incontrano a Palermo Don Ugo Di Marzo, sacerdote dello Sperone. L’appello: “Riconoscere il ruolo delle parrocchie nei territori”

Sostegno a Don Ugo Di Marzo, prete di frontiera impegnato quotidianamente in territori difficili, ad alto rischio di marginalità sociale e dispersione scolastica.
A esprimerlo sono i segretari nazionali del Nuovo Sindacato Carabinieri Toni Megna e Igor Tullio, manifestando stima e apprezzamento nei confronti del sacerdote alla guida della Parrocchia Maria Santissima delle Grazie – Roccella nel rione palermitano Brancaccio.
I due esponenti sindacali, entrambi palermitani, hanno fatto visita al parroco e hanno voluto manifestargli amicizia e solidarietà.
“Don Ugo Di Marzo – spiegano – non è solo un parroco, ma anche un punto di riferimento per l’intera comunità di Sperone e Brancaccio”.
“Lui è un confessore, un insegnante di religione – osservano – ma soprattutto un amico che offre ai giovani un modello positivo con la sua dedizione al prossimo e alle esigenze dei più deboli”.
Non a caso, Toni Megna e Igor Tullio hanno messo in cima agli impegni dell’agenda sindacale proprio la visita al prete dello Sperone, da sempre vicino all’Arma dei Carabinieri.
Una manifestazione di vicinanza tangibile a pochi giorni dalla firma della rappresentatività del Nuovo Sindacato Carabinieri, sempre attento alle dinamiche sociali e alla promozione della legalità tra i più giovani.
“Occorre riconoscere il ruolo delle parrocchie nei territori – affermano Toni Megna e Igor Tullio – e sostenere con convinzione l’azione di parroci, vicari parrocchiali, suore e laici impegnati ogni giorno a risolvere i piccoli e grandi problemi della gente”.
La visita dei due segretari alla Parrocchia, che sorge in corso dei Mille 1085 B, ha rappresentato anche l’occasione per lanciare un appello.
“Le divise non siano percepite come nemiche da cui difendersi, scudi o manganelli – concludono  –  ma come una bandiera sotto cui trovare riparo”.

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