«Alla sezione scorte di Napoli viene impiegato anche personale non specializzato. Che sicurezza si può offrire ai tutelati se, in primis, forniamo personale impreparato e senza requisiti solo per riempire le caselle e non dare il giusto riconoscimento economico a coloro che svolgono doppi servizi, se non tripli, lasciando famiglia e problemi a casa per giorni e giorni?».
E’ quanto si chiede il Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) ponendo il problema delle scorte, degli autisti adibiti a questo servizio e della loro preparazione professionale, segnalando, nel caso napoletano, una grave carenza di personale da 74 unità, già insufficienti per coprire l’enorme mole di lavoro si passerà a breve a 56 unità.
«Si tratta di uno dei disagi – spiega il sindacato – causato dalla riforma delle carriere. Con l’aumento di sovrintendenti si rischia di lasciare sguarniti reparti per cui occorre una specializzazione che richiede corsi specifici e non può quindi essere improvvisata: cinque settimane più un ricondizionamento ogni cinque anni. Il paradosso di questa situazione è quello di ritrovarsi carabinieri che sono costretti a rinunciare alla progressione di carriera perché, nonostante siano specializzati, vengono trasferiti altrove lasciando sguarniti e senza personale, reparti già in grave sofferenza come il reparto scorte di Napoli. Solo alla sezione scorte di Napoli – viene fatto notare – 11 appuntati specializzati, vincitori di concorso per Vice brigadieri, verranno trasferiti ad altri reparti nonostante la specializzazione. Questo perché – prosegue il Segretario Nazionale Antonio Parrella – il Comando Generale si è forse dimenticato di inserire questa importante specializzazione tra quelle esonerate al trasferimento obbligatorio determinato dalla promozione per impedire che i nuovi vice brigadieri si ritrovino a comandare i loro precedenti superiori. Tutto questo, oltre che sulle condizioni lavorative dei militari, ha inevitabilmente ricadute anche sulla qualità del servizio di scorta e protezione e quindi sulla sicurezza dell’intero assetto, oltre a provocare – conclude – un evidente danno da onere di spesa per aver addestrato inutilmente il personale».