L’idea che gli uomini e le donne in divisa siano considerati soggetti “non normali” e che non abbiano possibilità di esprimere le proprie opinioni potrebbe derivare da percezioni errate o stereotipi diffusi nella società, finanche quella politica. Tuttavia, è importante sottolineare che la realtà è molto diversa dal pensiero “normale”.
L’articolo 21 della Costituzione italiana afferma, infatti, che tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Questo significa che anche le persone che fanno parte delle forze armate o di altre organizzazioni in divisa hanno il diritto costituzionale di esprimere le proprie opinioni in quanto, appunto, cittadini della Repubblica Italiana.
E’ bene ricordare che le opinioni, in quanto tali ovvero frutto di considerazioni proprie – salvo che non ledano l’altrui riservatezza, l’onore, la reputazione… – non possono essere “giudicate” o portate presso organi giudicanti: possono essere condivisibili o meno, al contrario di ingiurie, insulti etc…che possono finire in aule di tribunali o dinanzi a commissioni di valutazione.
Solo in alcune situazioni, i membri delle forze armate o delle organizzazioni in divisa potrebbero essere soggetti a regolamentazioni particolari che limitano la loro capacità di esprimere opinioni pubblicamente ovvero se tali opinioni potrebbero interferire, per esempio, con la sicurezza nazionale.
Pertanto, ciò non significa, automaticamente, che gli uomini e le donne in divisa debbano essere considerati soggetti di serie minore o privi di diritti. Molte persone che scelgono di servire nelle forze armate o in altre organizzazioni in divisa lo fanno per contribuire al bene della società e al mantenimento della sicurezza nazionale. Queste scelte devono essere rispettate e valorizzate.
Inoltre, molte “organizzazioni” militari e in divisa riconoscono l’importanza del coinvolgimento e delle opinioni dei loro membri nelle questioni che li riguardano. Molte di queste hanno canali e meccanismi attraverso i quali i membri possono esprimere le proprie opinioni in modo appropriato e all’interno dei confini delle regolamentazioni stabilite per cercare soluzioni condivise per il bene della Patria e dell’Istituzione stessa.
In sintesi, è importante che si capisca che i diritti delle persone in divisa sono i medesimi degli altri soggetti che insistono sul territorio italiano, seppur con delle limitazioni – quali lo sciopero – e che l’oppressione e/o compressione degli stessi (diritti) sarebbe un grave sgarbo alla democrazia che strizza l’occhio alla discriminazione.
La Segreteria Regionale “Lazio”