Ormai da tempo leggiamo e apprendiamo una serie infinita di notizie sulle Forze Armate e il Comparto Sicurezza che è impossibile non riprendere per dare un senso compiuto a tutto ciò che sta accadendo alle donne e agli uomini in divisa.
I fiumi di parole che all’occorrenza vengono fuori dalla politica, dalla classe dirigente e dai sindacati, scanditi a distanza di tempo da vari fatti di cronaca e non, non rendono la reale portata di cosa stiamo cercando di raccontare; l’unico modo che abbiamo a disposizione per rendere l’idea di cosa stiamo realmente parlando è porsi una semplice domanda: “Come stanno le nostre Forze Armate e Forze dell’Ordine?”.
Questa sarebbe la più banale delle domande da porre, per capire e tastare la reale situazione in cui tutto l’apparato versa.
Lo chiedono il dottore all’ammalato, i genitori ai propri figli, gli insegnati ai propri allievi, ma ahimè non lo chiedono tutti coloro che dovrebbero farlo, e aggiungo, si guardano bene dal farlo.
Sì perché oggi, al netto dei vari articoli di stampa in cui si legge di tutto e di più (scene di violenza cruenta nei confronti di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Polizia Locale, violenze nelle carceri subite dalla Polizia Penitenziaria, aggressioni ai Vigili del Fuoco durante i loro interventi e non ultimo anche la situazione sicurezza per tutti gli operatori sanitari), spesso si leggono anche dichiarazioni di circostanza dei vari Ministri, note stampa di condanna dei sindacati di categoria, con l’opinione pubblica che rimbalza le notizie per 48/72 ore al massimo, per poi voltare pagina e attendere il prossimo episodio di violenza, così da portare il tutto alla sola finalità di audience e like.
Lascia alquanto basiti la capacità della politica, sia maggioranza che opposizione, di riuscire a cavalcare l’onda della notizia del giorno, per strumentalizzarla a proprio piacimento, con il solo scopo di avere un ritorno di immagine nudo e crudo per la crescita del partito X, Y o Z.
La triste realtà è che oggi tutto l’apparato di sicurezza e difesa vive un momento storico molto particolare.
Le difficoltà economiche e sociali, lo stress da lavoro per gli sforzi innumerevoli che vengono quotidianamente chiesti a donne e uomini che ne fanno parte, sono tali da renderli logori sia a livello fisico che mentale.
Tutti i giorni anche NOI operatori di Polizia dobbiamo leggere notizie di cronaca che raccontano le violenze subite e patite da tutti i nostri colleghi, senza dimenticare il fenomeno suicidario in costante aumento, i problemi economici patiti dalle famiglie dei tutori dell’ordine, la dignità calpestata quotidianamente con una sistematica sfida allo scontro verso quelle divise che rappresentano lo Stato, i processi mediatici contro le Forze dell’Ordine, senza mai leggere qualcosa che sia realmente utile a dare una boccata d’ossigeno agli operatori di Polizia.
L’Italia ha la fortuna di avere uno dei migliori apparati di difesa e sicurezza in ambito europeo, ma al tempo stesso gli appartenenti al comparto detengono il non invidiabile record di essere i più sottopagati e peggio tutelati.
Inutile negarlo o provare a tamponare per salvare l’apparenza, è questa l’attuale situazione.
Laddove avevano già fatto scalpore anni addietro gli stipendi monstre della classe dirigente italiana a discapito di stipendi da fame della truppa, nonostante tutto quotidianamente si consumano disparità sociali anche all’interno delle stesse Forze Armate e Forze dell’Ordine.
La politica negli anni ha fatto una scelta ben chiara: retribuire BENE i dirigenti, per poi lasciare alla truppa le briciole (sempre che te le diano, perché il rinnovo di contratto prosegue a oltranza discutendo di indennità vergognose nell’ordine di centesimi di euro lordi).
La politica ha riformato la giustizia (riforma Cartabia e DDL Nordio), dimostrando un reale interesse in merito ad alcune criticità giuridiche e funzionali da dover assolutamente rivedere, il tutto però sulle spalle degli operatori di Polizia, che si trovano giornalmente a contrastare una delinquenza sempre più sfacciata e violenta, che non aveva bisogno di aiuti per svolgere il proprio lavoro, ma piuttosto di risposte forti nel contrasto alla criminalità con delle tutele reali a chi è in strada.
Il fenomeno dei suicidi nelle carceri – con assoluto rispetto della popolazione carceraria perché che dir se ne voglia le Forze dell’Ordine hanno una grandissima attenzione per la vita senza distinzioni men che meno dei ristretti – andava assolutamente affrontato per individuare una soluzione, ma non abbiamo mai assistito a un ascolto reale rispetto al fenomeno dei suicidi in divisa, con l’istituzione di commissioni ad hoc ed eventuali aiuti.
Tutta questa attenzione da parte della politica ha coinciso con lunghi silenzi su fatti di cronaca di cui sono vittime le Forze dell’Ordine.
La politica, nei fatti, è rimasta totalmente assente. Se è vero che la situazione economica italiana è tale da non permettere degli adeguamenti di stipendi e piani pensionistici degni di un servitore dello Stato, è altrettanto vero che il morale della truppa continua ad abbassarsi proprio perché oggi si avverte diffusamente e più che mai uno stato di abbandono: ogni operatore del Comparto Sicurezza sa che laddove succederà qualcosa, il tutto graverà sulle sue spalle (basta visionare i vari video che ritraggono situazioni veramente PARANORMALI di aggressioni efferate).
Oggi chi indossa una divisa e intraprende un servizio sa che da un momento all’altro si potrebbe trovare a dover gestire una situazione operativa che comporterà, nella migliore delle ipotesi, una colluttazione e il relativo arresto.
Nella peggiore, invece, un video virale, una condanna dalla politica e da parte dell’opinione pubblica laddove si faccia uso della forza, in presenza di lesioni e un avviso di garanzia, naturalmente tutto da gestire sulle proprie spalle.
Si comprende bene che lavorare con una simile spada di Damocle sulla testa è davvero difficile; nessuno che indossi una divisa si è mai illuso di avere il plauso di tutti e men che meno di vivere da super eroe, ma è anche vero che se si manda in malora la truppa, facendola vivere in uno stato di abbandono e sconforto, alla lunga il prezzo da pagare sarà salato, perché uno Stato forte e democratico deve basarsi su un apparato di sicurezza efficiente e motivato, capace di dare ogni giorno le giuste risposte ai cittadini che hanno bisogno di vivere nella tranquillità e nella democrazia, ma soprattutto di sapere che lo Stato esiste e non è un concetto astratto o per pochi eletti.
Auspichiamo quindi che la politica si faccia carico delle proprie responsabilità, ascoltando e convocando chi davvero dimostra giornalmente di amare il proprio Paese e i suoi concittadini, spendendosi quotidianamente contro tutto e tutti, senza mai tirarsi indietro, soprattutto laddove è chiaro che ormai chi indossa una divisa vive quotidianamente tra l’incudine e il martello.
Malgrado l’aver lamentato i fiumi di parole versati da tutti ed averne usate tante anche io, il mio pensiero in sintesi racchiude la speranza di continuare a fornire il mio supporto nell’interesse della comunità, ma soprattutto di dare le giuste tutele e l’ascolto che merita a chi spesso è più SERVO dello Stato che TUTORE dell’ordine.
Un’ultima riflessione riguarda i concorsi per le Forze di Polizia: in passato si assisteva a file interminabili, oggi invece l’appeal è naufragato nelle aspirazioni dei ragazzi…sarebbe opportuno chiedersi il perché.
Ilario Castello, segretario nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri