Il ruolo educativo del Nuovo Sindacato Carabinieri: trasmettere l’importanza del rispetto delle regole e incidere nel tessuto sociale per affermare valori democratici e civili

Non c’è nessun rispetto per le Istituzioni e per le persone che vi lavorano.
L’indifferenza è sempre più frequente, probabilmente anche a causa della diffusione distorta dell’istruzione di massa.
La famiglia dovrebbe essere il luogo primario e fondamentale di educazione e valori.
Domandiamoci: questo sistema, oggi funziona correttamente?
La scuola, secondo luogo di educazione, è spesso teatro di disdicevoli episodi di inciviltà, malacreanza e mancato rispetto delle cose e delle persone come raccontano le immagini, sempre più frequenti, di brutalità e violenza.
Oggi sempre più spesso leggiamo di insegnanti aggrediti – potremmo dire bullizzati – dagli alunni, che poi fanno anche diventare virali le loro malefatte attraverso i social.
I media parlano spesso degli scontri tra Forze dell’Ordine e ultras e manifestanti facinorosi.
E in televisione vengono mostrate solo interviste rilasciate da chi è stato pestato o ha assistito, da esterno, agli scontri, trasmettendo agli spettatori una visione alquanto distorta dei fatti.
Ma nessuno si è mai posto il problema di fare delle domande a uno di quei poliziotti e carabinieri: uomini e donne, volgarmente chiamati “celerini”, protagonisti diretti, per chiedere loro cosa provano in quei momenti e cosa pensano di queste vicende e degli effetti che ne scaturiscono, a livello mediatico e sotto il profilo sociale.
È bene ribadirlo: quello dell’operatore di ordine pubblico è un mestiere infame.
Ma occorre anche ricordare che gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine sono lavoratori, spesso con famiglia a carico, che per 1600 euro al mese  – solo con le indennità, per nulla regalate, lo stipendio diventa dignitoso – rischiano vita e salute per difendere i cittadini e i manifestanti pacifici, a favore di una vera legalità e per produrre sicurezza per l’intera comunità.
E quali sono, invece, le conseguenze? Insulti e odio per la divisa e zero tutele, per noi in prima linea.
Ci insultano, ci sputano addosso e non possiamo reagire.
Quando si arrabbiano e diventano aggressivi, noi dobbiamo restare fermi.
Soltanto quando diventano ancora più violenti e iniziano a tirarci le pietre addosso possiamo cominciare a difenderci, con gli scudi che abbiamo in dotazione.
Sia chiaro: non siamo santi né tantomeno eroi – quelli li abbiamo già-  gli errori esistono e siamo umani come tutti.
Ma è anche vero che il nostro compito è eseguire gli ordini dei superiori, difendendo noi stessi e i colleghi che abbiamo a fianco e tutelando i cittadini potenzialmente in pericolo.
Tutti dovrebbero portare maggiore rispetto nei confronti di chi rappresenta e serve lo Stato, lavorando per difendere la società intera.
I servitori dello Stato non sono soltanto i poliziotti e i carabinieri, ma tutti i lavoratori e i cittadini onesti, indipendentemente dalla professione che svolgono e dalla classe sociale cui appartengono.
Ma qui il discorso rischierebbe di allargarsi a dismisura e allora è meglio rimanere coerenti rispetto al tema: risulta davvero difficile considerare servitori dello Stato coloro che aggrediscono docenti o altre figure con un ruolo importante nell’educazione della società.
Soggetti che vanno contro le Forze dell’Ordine, in giro a spaccare vetrine e automobili, persone con il passamontagna in testa che lanciano estintori alle camionette dei carabinieri e che organizzano spedizioni punitive contro chi ha la pelle di un colore diverso, ultras che si recano allo stadio solo per fare pestaggi.
Appare molto grave che simili personaggi, al contrario, siano stati spesso trasformati in martiri se non addirittura in modelli da imitare.
Ecco perché, alla luce di queste considerazioni, occorrerebbe maggiore rispetto per lo Stato e le Istituzioni, ma anche la necessaria razionalità per ragionare ognuno con la propria testa e non secondo le logiche del gruppo, per riflettere su chi realmente sta dalla parte della legalità e su chi invece infrange le regole.
È evidentemente necessaria un’azione sociale e politica, urgente e capillare, che sostenga il mondo dell’istruzione nella quotidiana opera di affermazione  della legalità che non sia soltanto nominale, in un tessuto sociale sempre meno disponibile ad accettare quelle norme che le istituzioni scolastiche propongono e, indirettamente, impongono.
Un obiettivo che il Nuovo Sindacato Carabinieri sta perseguendo, attraverso le proprie attività, con i giovani e per i giovani nel contesto nazionale, per trasmettere la nozione di legalità e il senso del sacrificio e dell’importanza del lavoro svolto dai carabinieri e, più in generale, dagli operatori delle Forze dell’Ordine.

 

Massimo Salciccioli, collaboratore dell’Ufficio Nazionale Organizzazione Mobile del Nuovo Sindacato Carabinieri

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