“Nella giornata di ieri è stata data la notizia da più organi di stampa della concessione degli arresti domiciliari per Gabriele Natale Hjorth. Il giovane che nel 2019, insieme a Finnegan Lee Elder, aveva ammazzato con ben 11 coltellate nostro fratello Mario Cerciello Rega. Non era bastato che inAppello i due assassini avessero usufruito di un forte di sconto di pena, ma nella giornata di oggi la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha deciso di concedere a Gabriele Natale Hjorth gli arresti domiciliari per poter far godere all’assassino il mare ed il sole di Fregene/Roma, dove vive la nonna”.
Così Ilario Castello, segretario nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri (Nsc).
“In attesa delle motivazioni di questo provvedimento della II sezione della Corte d’Assise d’Appello, siamo sicuri – prosegue – che siano state fatte tutte le valutazioni del caso per giungere a tale decisione che sta creando rabbia in tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine ma soprattutto sconforto agli affetti di Mario. Siamo convinti che Mario sia stato ammazzato per la terza volta, e chiediamo scusa a lui ed alla sua stupenda moglie, che ancora soffre questi sviluppi giudiziari in attesa della Giustizia. Inutile leggere le dichiarazioni di rito della politica che puntualmente già annuncia di presentare interrogazioni parlamentari. Chiediamo piuttosto un segnale forte di tutela e riconoscimento di aggravanti specifiche senza possibilità di attenuanti o scriminati, ogni qualvolta vi siano reati violenti nei confronti degli appartenenti alle forze dell’ordine, perché uno Stato deve rendere credibile il suo apparato di sicurezza, dando tutele alle donne e gli uomini in divisa, che ormai cominciano ad essere insofferenti a sentenze del genere, a tutele inesistenti, a continue richieste di sacrifici che nel quotidiano corrispondono a doppi e tripli turni, a risorse economiche inadeguate, attrezzature, strutture e mezzi inefficienti ed insicuri, stipendi indignitosi. Non è più tempo di chiacchiere e men che meno di silenzi inadeguati, perché l’apparato di sicurezza italiano è realmente in sofferenza da più di un ventennio (i due giovani turisti americani giravano indisturbati per le strade della capitale armati di un pugnale militare) e quotidianamente si assistono a tangibili situazioni di pericolo e difficoltà nel contrasto della criminalità, senza MAI assistere ad un cambio di rotta per concedere una vera risposta di sicurezza ai cittadini ma soprattutto una effettiva tutela legislativa agli operatori delle forze dell’ordine. Non vorremmo che ormai sia consolidato il termine di servitore dello Stato in SERVO dello Stato. Un tutore dell’ordine delle forze di polizia è un professionista del suo lavoro e SERVO di niente e nessuno; chiediamo rispetto – conclude – per Mario ma anche per chi quotidianamente rischia la vita per la sicurezza del Paese”.