La sicurezza è un tema che oramai (almeno a parole) ha acquisito un carattere identitario di tutte le parti politiche, quasi fosse un pedigree da ostentare ad ogni tornata elettorale per fare leva di consensi. Purtroppo, come per la legge fisica della conservazione della massa «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», anche per tutelare la condizione di libertà che fa sentire protetti ed esenti dai pericoli c’è bisogno di concretezza per attuale politiche destinate a produrre sicurezza.
I produttori della sicurezza e le Forze dell’Ordine in generale, subiscono una sostanziale invisibilità delle proprie esigenze da parte chi li dovrebbe tutelare ed assistono passivamente ad una continua diminuzione di potere di acquisto del proprio stipendio. Basti pensare che per un Carabiniere è oggi possibile accedere alle misure che il Governo ha riservato alle fasce deboli e questo, con il rispetto di tutte le professioni, indica che anche coloro che svolgono un lavoro specifico che comporta per legge una compressione dei diritti costituzionali in nome della “specificità”, si trovano oggi alle porte della soglia di povertà. La preoccupazione di un tutore dell’ordine di: non poter garantire quella giusta tranquillità economica a sé e alla propria famiglia, un trattamento pensionistico futuro incerto ed una liquidazione differita -fortunatamente dichiarato anticostituzionale dalla Consulta con la 130/2023 – non è certamente la migliore strategia che si addice ad un paese che pubblicizza la sicurezza come perno centrale della propria politica.
Riteniamo urgente aprire un tavolo di confronto con i Ministeri interessati perché le necessità dei tutori dell’Ordine non possono più essere disattese, bisogna investire in sicurezza e prevedere nella Legge di Bilancio 2024, adeguate risorse che permettano un rinnovo contrattuale per il comparto con revisione e detassazione della retribuzione accessoria, dignitoso e correlato allo standard europeo, il finanziamento della “Specificità” e opportuni stanziamenti per l’avvio della previdenza complementare .
Sia chiaro che sul fronte sindacale militare gli unici interlocutori che dovranno essere ascoltati e interessati per la fase negoziale dovranno essere solo le Associazioni Sindacali Militari di cui attendiamo dal Governo i Decreti attuativi e di riconoscimento della rappresentatività, per abbandonare l’obsoleta ed inerte Rappresentanza Militare alla quale dovrà essere posta immediata fine all’agonia in cui versa, onde evitare i continui colpi di coda dovuti all’istinto di sopravvivenza (a spese del contribuente) al quale abbiamo assistito in queste ultime settimane.
NUOVO SINDACATO CARABINIERI