In questi giorni la vicenda di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente gli animi della gente non perché sia stato un caso isolato, quanto più perché ha sconfessato quella timida illusione che dopo gli ultimi avvenimenti si sperasse che non accadesse di nuovo. Il femminicidio purtroppo è un problema che uccide più della mafia e merita la giusta attenzione da chi è esperto e conosce i migliori modi per combattere e vincere un fenomeno che non uccide solo la persona ma anche la dignità di intere generazioni. La segreteria nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri ha accolto favorevolmente le iniziative delle strutture territoriali, ma allo stesso tempo non può accettare l’azione di chi, tra dirigenti, giornalisti e altre figure, cerca di strumentalizzare la tragedia per avanzare critiche al CGA. Sicuramente non è semplice accettare questi eventi e come Carabinieri, mossi dall’animo altruista, quando una vita finisce in un modo così drammatico ci sentiamo tutti un po’ responsabili e pensiamo a cosa avremmo potuto fare o cosa si sarebbe potuto fare. In questi casi sono domande che si insidiano nella mente di ognuno, che mettono a nudo la nostra anima facendoci credere di essere inermi di fronte ad fenomeno ignobile che invece vogliamo combattere, ma bisogna reagire nel modo giusto ed opportuno e soprattutto per il proprio campo di azione. La migliore arma passa per la conoscenza e la collaborazione, e sindacalmente bisogna lavorare insieme a lavori progettuali che mirano a risolvere determinate situazioni, chiamando al confronto l’amministrazione e instaurando quell’unità d’intenti che condizioni le sue scelte in modo positivo ad un benessere del personale costruito sulla formazione per tutelare e salvaguardare ciò che ci è affidato di proteggere. Parlare in questo contesto o ancora peggio prevedere come eventuale problematica futura il “quite quitting” è davvero denigrante nei confronti dell’impegno istituzionale, soprattutto perché addossato ad uomini e donne, che in qualsiasi mansione, farebbero di tutto per evitare certi accadimenti. Le chiamate che giungono al 112, di certo non sono tutte legate a situazioni di pericolo o come nel caso specifico alla violenza di genere e la capacità di gestire le chiamate, filtrarle e valutarle in base alle priorità deve essere e divenire elemento essenziale del bagaglio professionale di ciascun operatore e quindi, ben formato e di esperienza, così come recentemente dichiarato dall’Ufficio di NSC preposto al particolare settore. È chiaro che non può essere ritenuto responsabile chi, durante il turno non avesse la disponibilità di una pattuglia per ogni esigenza ma non possiamo e non dobbiamo assolutamente affiancare o strumentalizzare tali tragedie per esprimere le nostre proposte. Un sindacato non ha bisogno di fare “audience”, il nostro ruolo deve percorrere strade collaborative e propositive, ma indirizzate agli attori di competenza e non divulgate senza necessità con il rischio di provocare ulteriore allarmismo sociale.
Bisogna affrontare e far sentire la nostra voce attraverso interventi mirati e non contestualizzati al singolarità del fatti, Viale Romania è stata già destinataria di precedenti segnalazioni e proposte sui fatti e ci proveremo di nuovo, con un’altra nota che rivendichi la poca attenzione riservata alle precedenti richieste ed che esorti l’Amministrazione a massimizzare l’interesse nella formazione per qualsiasi mansione cercando di razionalizzare le risorse umane di quelle centrali operative distaccate, con operatori talvolta privi di esperienza sul territorio e con una formazione legata ad un semplice affiancamento di 15 giorni. Bisogna accrescere e sviluppare le capacità di ascolto e di analisi nella gestione degli interventi che magari non necessitano sempre di una pattuglia sul posto, bisogna valutare la concentrazione del personale (formato) presso le centrali di Comando Provinciale deputando solo queste ultime alla gestione delle chiamate che giungono al NUE.
La gestione del personale deve seguire un profilo meticoloso, bisogna valutare l’operatività e fornire giusti strumenti come anche un accurato governo del personale per la territoriale in base alle esigenze dei reparti sia in termini numerici che professionali. Il tutto lo facciamo in silenzio, perché l’interesse unico resta la tutela dei diritti del personale.