NSC: Arma dei Carabinieri, ancora limitazioni ed interpretazione restrittiva della L.46/2022.

A distanza di cinque anni dalla sentenza n.120 della Corte Costituzionale che ha eliminato il divieto di costituire Sindacati Militari, e dopo l’entrata in vigore della iniqua ed ingiusta Legge 46/22 dal titolo “Norme sull’esercizio della Libertà Sindacale del personale delle F.A. e delle Forze di Polizia ad Ordinamento Militare”, entrata in vigore lo scorso mese di maggio, ci vediamo ancora una volta costretti a richiamare i principi costituzionali, stravolti da un’amministrazione che preclude l’esercizio delle libertà sindacali alle associazioni che operano nell’interesse dei propri iscritti e della stessa amministrazione.Nel mentre si stanno svolgendo le prime assemblee nelle caserme delle Forze Armate , nell’Arma dei Carabinieri, forse per pregiudizi o consuetudine assistiamo ad azioni dettate evidentemente da uno spirito conservatore e fuori dal tempo. Le stesse logiche e azioni che costringono molti Carabinieri a difendersi nei tribunali d’Italia e per cercare di ottenere ristoro dei danni e degli eventuali atti illegittimi subiti.E’ il caso stavolta di menzionare un episodio accaduto in una stazione Carabinieri in provincia di Napoli, del quale consta si stia giustamente occupando l’Autorità Giudiziaria Militare alla quale spetta il compito di accertare i fatti ed eventuali responsabilità, ove quella Segreteria Provinciale segnalava un episodio circa una asserita aggressione fisica da parte di un superiore nei confronti di un suo collaboratore ed in presenza di testimoni. Anche in questo caso, seppur si segnalasse un episodio legato alla sicurezza sui luoghi di lavoro, la risposta del Comando Generale è stata tra quelle peggiori possibili, e cioè una risposta evasiva con la solita frase di rito che, “la materia esula” dalle competenze dell’Organizzazione Sindacale. Tale risposta scaturisce a parere nostro da una errata nonché interpretazione restrittiva della legge che tutela la salute e la sicurezza del personale militare come sancito dalla medesima legge all’art. 5 c.2 l.f. Tali risposte purtroppo fanno esasperare ed inasprire la dialettica sindacale che non portano nessun giovamento, mentre invece un l’atteggiamento da tenere dovrebbe essere quello di un cambio culturale e una diversa mentalità di approccio alle problematiche. Da tempo sosteniamo che solo attraverso il confronto e la normale dialettica si possono superare le paure fisiologiche di un cambiamento. Solo attraverso il confronto diretto, con l’accesso alle sedi, si potrà comprendere che il sindacato non è parte antagonista ma è chiamato a tutelare gli interessi dei Carabinieri senza mettere gli stessi diritti in contrasto con l’interesse dell’amministrazione. Il “Nuovo Sindacato Carabinieri” è portatore di interessi legittimi ed ha il dovere di vigilare e salvaguardare i diritti dei propri iscritti.

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