Lunedi 8 maggio avverrà il primo incontro tra il Ministro della Difesa Guido Crosetto e i sindacati militari e Roberto Di Stefano, segretario generale aggiunto del Nuovo Sindacato Carabinieri, illustra gli aspetti fondamentali che continuano ad impedire una reale rappresentatività sindacale dei Cittadini militari, a tutt’oggi Cittadini di ultima categoria.
“La Costituzione attribuisce al Lavoro un riferimento fondamentale sul quale basa tutta la struttura democratica del nostro paese. Il richiamo alle libertà e ai diritti di riunirsi e associarsi liberamente, di esprimere il proprio pensiero, di partecipare al progresso e all’elevazione della produzione e alla gestione delle aziende da parte dei Lavoratori, nonché all’obbligo della Repubblica circa la rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza dei Cittadini, permea tutta la Carta. Nel titolo III gli articoli 39, 40 e 46 fissano degli elementi che ricordano come la dignità dei Lavoratori deve essere perseguita attraverso un impianto legislativo che garantisca diritti reali, aderenti a una vera capacità rappresentativa.
Nel corso del suo iter, la legge sulla sindacalizzazione militare (46/2022) ha visto traslata erroneamente la disciplina che regolava la rappresentanza militare nella realtà sindacale senza comprendere la differenza sostanziale tra i due ruoli; uno obbediente alle esigenze del datore di lavoro, perché gerarchicamente ed economicamente dipendente, l’altro giustamente autonomo. Soprattutto, sembrano assenti i richiami della Costituzione circa le libertà sindacali, anche tenendo conto dello status particolare delle Forze dell’Ordine. Per il lettore estraneo alle dinamiche interne, la legge 46 del 2022 scaturisce da una sentenza della Corte Costituzionale (120/2018) obbligata dall’intervento della CEDU (convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali). Inoltre è bene rammentare che sono stati vani e inascoltati i tentativi incessanti da parte della maggioranza del nascente panorama sindacale dei militari diretti a tutto l’arco politico e presso la commissione difesa per una legge adeguata ai tempi e ai richiami della corte europea.
Per fare un parallelismo, ricordiamo che l’articolo 39 della Costituzione, approvato nel 1930 dal regime fascista, rispose all’esigenza di annullare l’effetto degli articoli del codice penale che punivano severamente sia lo sciopero che qualsiasi intervento del mondo sindacale, proprio perché i sindacati durante il fascismo erano una branca della amministrazione, così come, ai giorni nostri, la rappresentanza militare è organo stipendiato e gerarchicamente funzionale agli interessi degli stati maggiori, un organo che ha chiaramente dimostrato la propria inadeguatezza. Tra l’altro oggi è permesso ai delegati della rappresentanza di rivestire incarichi dirigenziali nei sindacati, una chiara contraddizione tra l’essere dipendenti ed esecutori della volontà altrui la mattina e dipingersi come terzi nelle comunicazioni sindacali la sera, palesando l’ovvia influenza data dalla posizione subordinata nonché l’incompatibilità tra i ruoli. Anche il Consiglio di Stato ha evidenziato l’esistenza di una confusione totale dei ruoli e l’incongruenza della doppia carica, quando è stato interpellato a proposito dal ministero della difesa nel 2018, dopo la sentenza che aveva dichiarato illegittimo il divieto per i Cittadini Militari di associarsi.
La domanda sorge spontanea: come può una disciplina disegnata per servire l’interesse del datore di lavoro rispondere adeguatamente ai precetti costituzionali, dando la giusta dignità e una rappresentanza sindacale reale a Lavoratori che ogni giorno garantiscono tutele e diritti a tutti gli Italiani?
Come Nuovo Sindacato Carabinieri, insieme ad altre sigle sindacali, chiedemmo in tutti i modi e ad ogni interlocutore politico ed istituzionale di applicare la stessa legge vigente per le organizzazioni sindacali delle Forze di Polizia civili; una legge che ha ampiamente dimostrato la sua efficacia nel garantire e tutelare la democraticità interna e l’efficienza delle polizie civili. Il DPR 395/1995 ha stabilito parametri essenziali per le relazioni sindacali che tutelano da decenni la dignità dei Fratelli della Polizia di Stato, che, ricordiamo se ce ne fosse bisogno, fanno esattamente il nostro stesso lavoro. Non vogliamo nulla di diverso e chiediamo a tutti i Cittadini di unirsi a Noi per farci riconoscere questo diritto. E’ impensabile che chi si fa carico della sicurezza delle Comunità non sia a sua volta tutelato e non riceva la giusta attenzione da parte dei politici, nonostante le loro parole di vicinanza.”
“E’ comprensibile che possano esistere esigenze operative diverse tra le FFPP e le FFAA,” conclude Roberto Di Stefano, “ma ribadisco che il tema e la materia di discussione non sono i doveri ma i diritti. L’Arma dei Carabinieri si sta adeguando alla rivoluzione culturale della sindacalizzazione, ma è indubbio che le relazioni devono essere costruite con la reciproca responsabilità e il rispetto tra le parti. Il sindacato ha già dimostrato di poter lottare in modi non praticabili dal datore di lavoro, per il fine comune del miglioramento delle condizioni lavorative di tutti i Carabinieri.
“L’incontro con il Ministro Crosetto servirà a costruire delle reali relazioni sindacali e a contribuire al processo di rivisitazione della legge 46 per attribuire le stesse competenze già previste per la Polizia di Stato, per cambiare la giurisdizione delle controversie (da attribuire coerentemente al giudice del lavoro) e per migliorare le tutele nelle attività sindacali per tutti i dirigenti. Questo è quello che il Nuovo Sindacato Carabinieri chiederà al Ministro e a alla politica per tutti i Lavoratori con le stellette: non vogliamo più essere Cittadini di ultima categoria”
Roberto Di Stefano
Segretario generale aggiunto NSC