«Quella che viene definita “la grande famiglia”, al momento è pura utopia. Non esiste così come descritta, ma potrebbe succedere in futuro e, questo, grazie a chi questa famiglia vuole cambiarla e migliorarla. In riferimento a ciò, non si può non pensare all’impegno silenzioso e dietro le quinte di chi fa sindacato, di chi, come noi, lavora in sordina affinché questa grande famiglia venga ricostruita su nuovi valori atti a garantire il benessere del personale».
È il commento di Irene Carpanese, Segretaria Generale Provincia Treviso, in relazione all’intervento del Comandante Generale dell’Arma Teo Luzi.
«Non si può negare – spiega Carpanese – che il grande lavoro di segretari nazionali, regionali e provinciali stia iniziando a dare i suoi frutti. Il benessere del personale è un perno fondamentale dell’azione sindacale che ruota attorno ai diritti dei colleghi e alla loro tutela. Se il personale sta bene, è logico che svolga il proprio servizio, la missione cui siamo chiamati quotidianamente. Questo benessere però – insiste la sindacalista -, viene leso dalla cosiddetta “azione di comando” che, ahinoi, non è quella auspicata dal Comandante Generale nel suo intervento. Così come descritta dal Generale Luzi, l’azione di comando sembra un sogno, tanto quanto il concetto di “grande famiglia”. Ma noi siamo fiduciosi, perché questo sogno sta iniziando a realizzarsi, grazie alle innumerevoli e tenaci battaglie di penna in atto a livello sindacale, innescate da chi ci ha messo e continua a mettersi la faccia, non allineandosi al sistema ma perseguendo il giusto. Come ha detto il Comandante Generale Teo Luzi, chi “riveste ruoli di responsabilità” deve mettere in campo una attenta, premurosa ed equilibrata azione di comando, puntando ad una comunicazione che inneschi una “relazione gerarchica feconda”. Noi interpretiamo tutto ciò come un interscambio costruttivo non a senso unico, un arricchimento umano e professionale che può portare solo benessere e stabilità in quella che viene definita “azione di comando”. Nulla esclude che l’insegnamento possa partire dal basso verso l’alto e viceversa. Il sottoposto può imparare dal superiore, ma anche il superiore può arricchirsi grazie al sottoposto. È un concetto di facile comprensione se alla base ci fosse la volontà e soprattutto l’umiltà. La relazione gerarchica – dice ancora Carpanese – non può prescindere dalla comprensione del lato umano che si cela dietro chi indossa una divisa. Una comunicazione circolare, un dialogo che metta al primo posto l’uomo e poi il Carabiniere, può instaurare aperture e comprensione dei bisogni di ognuno, uno scambio reciproco che può solo produrre effetti positivi nella sfera professionale e umana del personale, con conseguenti ripercussioni positive sulla sfera privata e familiare. Ascolto, dialogo, comprensione, fanno bene al nostro mondo interiore. L’intervento del Generale Luzi apre ad una “relazione gerarchica feconda” e noi auspichiamo che coloro i quali dovranno metterla in atto, abbiano ben recepito il messaggio. Il nostro lavoro ci porta a garantire sicurezza e serenità in chi ripone in noi tutta la sua fiducia. Per poter fare ciò però – conclude – abbiamo bisogno di sentirci sereni noi per primi. Grazie Generale Luzi per averlo fatto presente».