Gentile direttore,
in merito all’articolo pubblicato sul quotidiano da Lei diretto, con titolo “Forestali assenteisti, il comandante indagato per non aver vigilato”, si chiede la pubblicazione della seguente replica ai sensi dell’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948.
Indignazione, si questo è il sentimento che provano i carabinieri quando vedono gettati in piazza sulle pagine dei quotidiani i propri nomi e cognomi senza pietà come fossero i peggiori criminali.
È quanto accaduto ieri sulle pagine de La Stampa, dove è stata ferita nuovamente la dignità di un uomo in divisa, ben prima che l’eventuale processo abbia addirittura inizio.
Ebbene sì, il nostro Ufficiale, al quale sentiamo il dovere di stringerci in un sentito abbraccio di solidarietà, benché sia stato soltanto sottoposto ad indagine, è stato indicato con tanto di nome e cognome nell’articolo di stampa, ingenerando nell’opinione pubblica, come spesso accade, l’emissione di una sentenza di condanna persino prima di un eventuale rinvio a giudizio. Ci domandiamo se fosse necessario indicare le generalità del collega indagato. O forse perché in considerazione del grado e del ruolo rivestito si è pensato che potesse creare una maggior cassa di risonanza per l’articolo?
Non vogliamo entrare nel merito dell’ipotesi di reato rilevata dalla Procura della Repubblica di Torino, nella quale riponiamo estrema fiducia, ma se quanto riportato nell’articolo corrisponde al vero, temiamo che da ora in poi saranno numerosissimi gli ufficiali, comandanti e responsabili dei militari loro sottoposti, che potranno incorrere nello stesso rischio di “omissioni nel proprio ruolo di controllo”.
Vogliamo anche segnalare che ci sembrano eccessivi i toni denigratori con i quali vengono descritti nel medesimo articolo i comportamenti degli altri carabinieri indagati. Riteniamo che eticamente e deontologicamente non sia opportuno infangare il lavoro quotidiano di chi indossa l’uniforme, schernendo i compiti a questi attribuiti nei propri incarichi, associandoli a sprazzi di vita privata.
In considerazione dell’importanza e delicatezza nel rivestire la professione di giornalista, si evince come basti poco per trasformare l’occasione di dare reale informazione, in quella di mostrare invece la totale incapacità di gestire tali importanti e delicate questioni che potrebbero anche cambiare per sempre il futuro di un uomo delle istituzioni.
Pertanto, siamo certi che il Comando Provinciale Carabinieri di Torino sarà in grado di prendere le giuste distanze dai giornalisti che non esitano ad infierire velocemente nei confronti dei malcapitati di turno che indossano la nostra stessa uniforme.
La Segreteria Nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri