Comèno è un paesino di tremila anime, arroccato sul Carso.
Oggi si trova in Slovenia, ma il 9 settembre 1943 era ancora terra italiana.
Quel giorno, il maresciallo dei carabinieri Sebastiano Costanzo, comandante della locale Stazione dell’Arma, venne catturato dai partigiani titini.
Legato, fu portato in giro per il paese e sottoposto al pubblico scherno.
Venne torturato e finito con tre colpi di pistola alla nuca.
Il suo cadavere fu gettato in una foiba non lontano dall’abitato.
Una sorte toccata pure al maresciallo Torquato Petracchi, che comandava la Stazione di Parenzo in Istria: il 3 ottobre, con venticinque italiani, fu portato a Villa Surani, dove gli vennero legati i polsi col filo spinato.
Insieme agli altri fu fatto precipitare in una foiba profonda centotrentacinque metri.
Due storie che raccontano la morte di altrettanti carabinieri gettati nelle foibe: circa duecentocinquanta in tutto.
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