Il carabiniere lavoratore che segnala illeciti non dovrebbe subire ripercussioni sul posto di lavoro. Dunque il dipendente non potrebbe essere, “demansionato, licenziato, trasferito”, o sottoposto ad “altra misura organizzativa avente effetti negativi”, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinata dalla segnalazione. La legge sull’anticorruzione prevede anche che Anac applichi alcune sanzioni: • In caso di ritorsione sul posto di lavoro verso il whistleblower (se viene licenziato demansionato o trasferito), il responsabile dell’adozione della misura ritorsiva rischia una sanzione da parte dell’Anac i 5.000 e i 30.000 euro. •
Allora, si interroga PITTALIS come mai dopo 5 anni dalla entrata in vigore della legge all’interno della nostra amministrazione nessuno ha denunciato i fatti che accadevano a Piacenza?
Una errata interpretazione dei Carabinieri dello sbandierato “SPIRITO DI CORPO” , concetto caro a taluni comandanti, o ignoranza della norma e paura di subire ritorsioni tra cui le più temute trasferimento e demansionamento ? –
Il segretario Pittalis pone l’accento sulla necessità dei giovani carabinieri di ricevere messaggi ed esempi inequivocabili , in questo momento storico. Ci si interroga su quale sia l’aspetto ed il momento nel quale, in ogni caserma sorgono spesso malumori, dissidi e noi della Segreteria del Fiuli venezia Giulia – prosegue Pittalis – riteniamo che “la registrazione del servizio e la distribuzione delle ore di straordinario incida a creare tensioni che spesso sfociano in demotivazione ed esposti denunce. Un sistema per rasserenare gli animi? La possibilità di far consultare il memoriale del servizio, oggi “riservato ed inaccessibile”, dei comandanti di ogni ordine e grado al personale dipendente.