Prima di entrare nel merito della vicenda, occorre fare una premessa: molti sono i fattori che possono indurre un uomo od una donna in divisa a farla finita e di certo, tra questi, c’è il malfunzionamento dei Corpi dello Stato che garantiscono la sicurezza dei cittadini ma non dei loro dipendenti. Un militare si può anche perdere nel dedalo della burocrazia interna di cui l’Arma dei Carabinieri ne è maestra.
Il tema dei suicidi tra gli appartenenti alle Forze di Polizia, proprio per il suo aumento, ha indotto il Comandante Generale a trattare l’argomento in due diversi convegni dove si è affrontato il tema che negli ultimi anni è diventato sempre più preoccupante. Il nostro Comandante nel corso della conferenza sulla prevenzione degli stati di disagio e la promozione del benessere nell’Arma ha evidenziato che l’Arma s’impegna a promuovere cultura del benessere e della prevenzione con la creazione di serenità per perseguire i valori dell’Arma, aggiungendo che il benessere di un carabiniere rappresenta un traguardo verso il quale si arriva tutti insieme.
Impossibile non concordare con lui ma, purtroppo i buoni propositi, i suggerimenti e le raccomandazioni sul da farsi, di fatto, sono solo parole al vento. Nella realtà le richieste di aiuto dei militari sono (quasi) sempre inascoltate.
Questa Segreteria Provinciale di Venezia del Nuovo Sindacato Carabinieri, ascoltando il grido di aiuto di un suo iscritto, ha prodotto un intervento urgente che ha prontamente trasmesso al Comando Generale per richiedere la definizione di un procedimento amministrativo che ad oggi, avendo superato da più di un mese i termini per concludere il procedimento amministrativo, non è stato definito e non risulta né adeguato né protettivo nei confronti di un militare che si trova in una situazione familiare molto difficile e complicata, ben nota a tutta la scala gerarchica, fino al Comando Generale.
In teoria, per come si ostenta nei discorsi ufficiali, anche lui farebbe parte della grande famiglia dell’Arma, ma nella realtà sembrerebbe più importante trattare altre “normali” istanze di altri militari (già definite nel giro addirittura di qualche mese), seppur la sua sia stata inoltrata come istanza “motivata” (ai sensi della Legge 104/92).
Possibile che un’istanza “motivata” passi in secondo piano rispetto una “normale” istanza di trasferimento?
Ci domandiamo: così facendo, l’Amministrazione ha stimolato il senso di appartenenza del militare? Ha forse rinnovato nello stesso militare quei “valori” fondanti richiamati spesso dal Comandante Generale nei discorsi ufficiali? E’ questa la coesione istituzionale e la grande attenzione verso il personale cui spesso si fa riferimento? Non converrebbe ammettere che l’Arma non è altro che lo specchio del nostro bel Paese e che, purtroppo, le nostre dinamiche interne sono le stesse delle altre amministrazioni?
Con l’intervento prodotto, si vuole portare a conoscenza il nostro Comandante Generale della situazione ancora in corso, augurandoci che anche lui (sicuramente all’oscuro di questo procedimento amministrativo) possa interessarsi ed intervenire a breve termine mostrando vicinanza ad un suo uomo che ad oggi, sembra esser stato abbandonato al suo destino (non degnandolo nemmeno di una risposta, visti i tempi scaduti del procedimento amministrativo).
La Segreteria Provinciale N.S.C. di Venezia